Unicredit alla fine del 2010 ha dato il via a una serie di tagli e di razionalizzazioni che hanno provocato una serie di problemi non indifferenti non solo tra i dipendenti stessi ma anche tra i sindacati divisi sulla correttezza o meno delle decisioni dei vertici. La stessa Unicredit, nella cronaca recente, aveva deciso di dare il buon esempio con una serie di tagli alla parte variabile del proprio stipendio. Il tutto forse sull’onda del ricordo della gestione profumo, il manager che aveva dato vita a una gestione piuttosto contestata del grande colosso nato dalla fusione delle tante piccole realtà locali anche in contrapposizione allo strapotere esercitato da Mediobanca nei salotti della finanza del Bel Paese. Furono infatti proprio quegli anni che diedero vita a una serie di fusioni tra cui quella altrettanto contestata con Hvb dall’amministratore delegato giudicata, non si sa fino a che punto in maniera sincera, un ottimo investimento ma che poi ha invece restituito al gruppo una serie di subprime e crediti inesigibili.Il dramma più grande che un istituto di credito possa vivere dal momento che successivamente dovrà distrarre notevoli risorse economiche e umane nel tentativo, spesso vano, di recuperare capitali da società ormai fallite. Per questo motivo resta sempre più inspiegabile la sua buonuscita da 40 milioni di euro, ottenuta tra l’altro dopo una continua discesa degli utili che dal 1997 al 2010 ha visto una serie di perdite continue. Certamente il primo colpevole è senza dubbio la crisi anche perchè il gruppo di Unicredit è nato nel 2007 alla vigilia dello scoppio, un timing a dir poco inopportuno e che senza dubbio ha inficiato le possibilità di ottimizzazione dei risultati.