Levon Hampartzoumian, CEO di UniCredit Bulbank rassicura gli investitori internazionali che le proteste sorte in Bulgaria contro il governo accusato di essere corrotto, non inficeranno il lavoro della filiale di Unicredit. Naturalmente la sua affermazione si riferisce al breve e medio periodo, visto che, come logica presuppone, con l’aumento eventuale dell’instabilità sociale e potenziali problemi politici derivanti dai moti di piazza, si potrebbe prevedere un deflusso di capitali a scopo puramente cautelativo. In realtà di tratta di affermazioni ampiamente prevedibili dal momento che, come tiene a sottolineare Levon Hampartzoumian le proteste in corso non influenzano il lavoro delle banche direttamente ma restano comunque un metro per capire e interpretare i problemi della società in cambiamento, in questi anni. Non solo, ma di primaria importanza restano le riforme e le carenze che in questo ambito il governo accusa, come la maggior parte dei governi europei, c’è da sottolineare. E quasi inutile sembrerebbe la constatazioni secondo cui gli affari e il commercio in generale preferiscono un ambiente tranquillo: accontentare i manifestanti, che tra l’altro protestano contro la corruzione e lo strapotere di un’oligarchia che poco si è interessata dei problemi sociali sempre più forti nel Paese, significherebbe anche e soprattutto ridare una nuova faccia di credibilità ai vertici politici. L’export bulgaro, che nel 2013 sta dando ottimi risultati, potrebbe, alal lunga, essere danneggiato dall’insicurezza di un ambiente politicamente incerto ce porterebbe anche i consumi e la produzione sotto stress. Stando all’opinione di Hampartzoumian, le riforme da affrontare sono il diretto riflesso dei maggior i problemi presenti nel paese.